AULO QUINTILIO PRISCO
Ai primi bagliori
del giorno
quando il sole
spunta all'orizzonte
il tuo monumento
s'illumina
e inizia a narrare
la tua storia.
Scultura rupestre
il tuo epitaffio
in forma di tempietto
ricorda, ricorda.
Vibra la natura
verdeggiante
che lo cinge,
lo sfiora leggera
la carezza leggiadra
del vento.
Frotte di bimbi
misteriosamente
sorgono tra le fronde
e cantano melodie arcane.
"Noci e dolcetti mielati
hai dato a noi
In eredità,
augurio di ricchezza
e posterità".
Le fate restano
a custodia.
Questa poesia, dedicata ad Aulo Quintilio Prisco, evoca un'atmosfera sospesa tra memoria storica e immaginazione fiabesca. Il testo celebra il legame tra il monumento funebre e il paesaggio che lo circonda, facendo dialogare la staticità della pietra con la vitalità della natura e del ricordo collettivo.
La descrizione iniziale, con il sorgere del sole che illumina il monumento, sottolinea il potere della luce come elemento rivelatore, capace di far "narrare" al monumento la storia del personaggio a cui è dedicato. L'immagine del tempietto come epitaffio rupestre richiama l'antichità, ma il verbo "ricorda" ripetuto due volte imprime al componimento un monito universale: la memoria come atto di conservazione e celebrazione.
La seconda parte introduce una dimensione più intima e magica, dove la natura si anima con il vento che sfiora leggero e con i bimbi e le fate che custodiscono il luogo. Questa trasformazione del reale in mito aggiunge una sfumatura lirica e onirica, trasformando il monumento in un simbolo di continuità tra passato e presente.
Infine, il riferimento a "noci e dolcetti mielati" e all’augurio di ricchezza e posterità arricchisce il componimento di un senso di gratitudine verso il lascito di Quintilio, enfatizzando l’idea di eredità spirituale e materiale.
Nel complesso, la poesia è un omaggio suggestivo e armonioso alla figura di Aulo Quintilio Prisco e alla sua eterna connessione con il mondo naturale e umano.
A breve l'intervista alla poetessa