In uno scambio persistente
vie di ferro si piegano
e soccombono al presente.
Vedo movimenti,
talvolta lontani,
lontani dal perpetuo,
pendolante
altalenar del sole.
Mentre l’astro si erge
severo e luminoso,
le acque de’ rivi
si spogliano,
riscaldano
e riposano.
Profumi
si affastellano nell’aere,
come grovigli di metalli.
È ormai il vespro:
le assemblee di destini si sciolgono,
le anime escono,
brulicanti, dai metrò
abbandonando intervie
che si fanno sterminate
per divenire, in lontananza,
chiuse e asserragliate.
Sono ora distratto
da un naccherare avanzante,
da un ticchettio progressivo
come di obliteratrici
che sostituisce, meccanico,
il veglio zirlar di grilli.