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Lo Spirito del Natale

Lo Spirito del Natale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Prefazione
In questo piccolo libro ho voluto rappresentare le varie problematiche che affliggono il genere umano mostrando che esse possono essere vinte in quanto dentro ciascuno di noi regna la stessa Luce, venendo tutti dallo stesso luogo e dallo stesso Dio. Che essa possa illuminare le menti e i cuori di tutti noi.
Il vostro fratello
N.J.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima Manifestazione
-
Anti-Vigilia di Natale

Le vie erano pronte al Natale. Il cielo coperto con la sua neve faceva da sfondo a quelle strade affollate: carrozze che andavano e venivano al trottare dei cavalli i cui cocchieri incitavano per affrettarne il passo e sulle quali qualche passante saliva frettolosamente, fachiri che si destreggiavano nei più audaci e pericolosi numeri ed era un vero miracolo che qualcuno di loro, nel tentativo di ingoiare una torcia carica di fuoco, non si bruciasse la gola o, ancor peggio, ci perdesse la vita e credetemi assistere a un tale spettacolo non sarebbe stato affatto piacevole, gente che ai bordi delle strade intonava gioiosamente maestosi canti natalizi ai quali molto spesso qualche allegro passante si univa per celebrare attraverso quei possenti versi la gioia di quei giorni, fanciulli di ogni età che si divertivano con i giochi di strada più disparati: chi si faceva trasportare tenendosi aggrappato a poppa di qualche cocchio che passava di lì - senza ovviamente che il cocchiere se ne accorgesse – e lasciando le proprie tracce sulla neve fresca, chi giocava a il cerchio e il bastone, un gioco molto antico che consiste nel far rotolare con un paletto di legno o in ferro un cerchio metallico, talvolta ricavato dalle doghe delle botti o dai cerchioni di un qualsiasi biciclo e chi invece, in preda alla terribile e dilagante agonia della fame, chiedeva miseramente qualche avanzo di cibo, qualunque fosse stato, da un misero pezzo di pane ma pur sempre rispettabile e sacro dal momento che fu il corpo di nostro Signore, a un deplorevole pezzo di carne di qualsiasi taglio alle tavole calde nei dintorni. Quando la fame fa sentire il suo lento logorio al corpo qualsiasi forma di schizzinosità, anche la più forte, scompare di fronte a questa terribile piaga. E infine venditori che con fare vivace e voce forte offrivano ai passanti la loro merce più varia. Ogni ben di Dio era presente su quelle bancarelle del tutto improvvisate sui bordi delle strade: pesce fresco, caldarroste fumanti, corone di agrifoglio ornate da lucenti bacche rosse e calderoni immensi di punch che riempivano con il loro vapore quell’aria innevata. Fra queste buon anime, il cui destino era inevitabilmente quello di attendere al gelo qualcuno che fosse interessato ad acquistare la loro merce, vi era anche qualche ladro e furfante che – approfittandosi della confusione generale e in cerca di qualche soldo – si dilettava in abili giochi di prestigio nascondendo talvolta qualche penny sotto una ciotola e, mischiando le altre, confondeva chiunque gli capitasse a tiro e chiunque, salvo chi avesse avuto degli occhi buoni, avrebbe perso data la scaltrezza derivata talvolta dall’estrema povertà. E le case che facevano da cornice a quelle strade ne erano un chiaro esempio. Alcune, completamente spoglie e abbandonate, erano abitate sull’uscio solo da dei poveri mendicanti il cui Dio pareva essersene apparentemente dimenticato. Proprio in cima a queste, su quei tetti innevati di una Londra già prossima al Natale, innumerevoli squadre di spazzacamini erano intente a pulire le canne fumarie di quei camini colmi di cenere, i quali emanavano in continuazione immense nubi di fumo nero che andava a sporcare quel cielo grigio dove la neve continuava a scendere lentamente e imperterrita. Che fatica per quei poveri uomini! Non c’era giorno di riposo o di conforto da quel duro e ingrato mestiere considerato fra i più terribili date le storie altrettanto macabre di chi aveva perso la vita in una di quelle canne fumarie di quegli innumerevoli caseggiati: chi era morto affogato nel camino dalla alta densità della cenere, chi c’era rimasto bloccato dentro e aveva preso fuoco a causa della sua accensione ai piani inferiori rimanendone bruciato e chi invece più semplicemente era scivolato dal tetto perché privo di qualsiasi protezione in quanto inesistente. Il piccolo David era figlio di uno di quei pochi che erano riusciti a sopravvivere a quell’orrendo mestiere e camminava da solo per quelle frenetiche strade ignaro di quello che gli sarebbe accaduto in futuro. Quel nome ricordava la mitica battaglia tra l’audace David e il gigante Golia anche se lui non era né audace e né tantomeno aveva mai combattuto contro un gigante, ammesso che ne fossero mai esistiti o che lui ne avesse incontrato uno. Ma bisognava essere comunque alquanto temerari e portare con sé una bella scorta di coraggio per solcare quelle strade in completa solitudine. E questo a lui di certo non mancava. Camminava disinvolto circondato da fiumi di persone che gli scorrevano a fianco. Guardava con ammirazione quelle strade illuminate solo dalla luce diurna e dalle finestre delle botteghe in quanto era ancora decisamente troppo presto per l’accensione dei lampioni: era tarda mattinata e lui stava tornando a casa. Era uscito per respirare, catturare e riempirsi gli occhi e l’animo di quell’amore fraterno e di quella meravigliosa atmosfera natalizia che lo circondava e ne aveva incamerata a sufficienza per poi condividerla con i suoi cari. Stava tornando da una strada che non era solito fare abitualmente quando vide qualcosa che lo turbò profondamente: a lato di una di quelle strade ricolme di amore, sul bordo di una di esse, vi era seduto a terra un mendicante. Voglio dire che quel povero uomo non aveva niente di particolare che lo distinguesse dai suoi coetanei e dalla sua classe sociale. Indossava degli stracci che fungevano da vestiti, come se fossero tutti cuciti insieme a formare un'unica grande veste, un paio di pantofole trovate chissà dove – probabilmente in qualche rifiuto per evitare di prendersi un accidente – e infine un cappuccio, anch’ esso attaccato a quell’enorme abito, dal quale non si riusciva a scorgere il volto ma solo una benda legata alla mascella e che con tutta probabilità, dal momento che la testa era chinata sul corpo, ne terminava sotto quel cappuccio. Quell’uomo era probabilmente malato e questo lo si poteva dedurre dal fatto che difficilmente una benda sarebbe servita come oggetto da abbellimento da sfoggiare in pubblico in quelle condizioni e dal momento che gli unici versi che emetteva erano simili a quelli dei dannati nell’Inferno che invocano pietà a Dio. Urla, gemiti e rantolii strazianti uscivano da quella bocca. Povero uomo! Che Dio lo abbia in gloria! E che l’Uomo possa avere Pietà e Misericordia di lui. Era estremamente affamato e solo Dio sa da quanti giorni il suo corpo non riceveva il necessario nutrimento. Davanti a sé, appoggiata a terra, vi era la consueta e misera cassetta per le offerte: un bicchiere di ferro arrugginito dentro al quale non vi era traccia di mezzo penny. E credetemi se vi dico che nessuno di quei numerosi viandanti che gli passavano davanti si fermò per soccorrere in qualche modo quella povera anima. Né qualcuno che gli diede qualche denaro, né un venditore che gli offrì la sua merce generosamente e senza chiedere in cambio alcun tipo di compenso e né una qualsiasi carrozza fra la tante che gli passavano davanti che gli offrissero un riparo o un passaggio fino al più vicino ospizio. Attenzione! Non che un ospizio per poveri sia la soluzione più ideale a una circostanza così tragica ma, in mancanza di altre possibilità, almeno lì dentro avrebbe ricevuto le cure e il cibo necessari al suo sostentamento. IL piccolo David ne rimase pietrificato e sbalordito soprattutto dal fatto che nessuno sembrava curarsi di quel povero vecchio in un tempo come quello. Era la prima volta che gli capitava di assistere a un così orribile spettacolo, se così si può definire. E questo aggettivo non vuole avere il senso dispregiativo di offendere la situazione di quel povero uomo. Stava lì di fronte a lui ad osservarlo come se non avesse mai visto niente di simile. Ed effettivamente era proprio così. Nonostante quelle strade ne fossero piene, quel mendicante rappresentava senza alcun dubbio il più basso gradino della povertà e della società. Ma questo il piccolo David non lo sapeva. L’unica cosa, ripeto, di cui era veramente certo era di non aver mai visto niente di simile. Quel povero uomo, non si sa dire se giovane o vecchio – ma probabilmente la seconda dal momento che si intravedeva una folta e lunga barba bianca sporgere dall’unica parte visibile del volto -, perseguiva nel suo disperato lamento mentre le persone che lo udivano – e non vogliano farmi credere coloro di essere sprovviste di due fra i più importanti dei cinque sensi che l’essere umano possiede quali la vista e l’udito – di non accorgersi di quella spaventosa condizione umana. Solo il piccolo David pareva accorgersene dal momento che stava in piedi davanti a lui, immobile, senza che quell'uomo riuscisse ad accorgersi della sua presenza. Molto probabilmente vedeva solo qualcuno che gli stava davanti e questo lo si poteva capire dagli stivaletti marroni che indossava. Con la testa reclinata sul corpo non avrebbe mai avuto l’occasione di vedere quei pantaloni sporchi, il cappotto marrone dello stesso colore degli stivaletti, quel viso innocente ornato da quei capelli tra il castano e il biondo che quasi gli coprivano la fronte e quegli occhi, anch’essi castani, che brillavano di quella gioventù che ancora gli scorreva addosso. Improvvisamente qualcosa ruppe quella strana scena controversa dal momento che non era mai accaduto prima che due esseri umani si trovassero l’uno di fronte all’altro senza proferire parola se non i gemiti strazianti di quel povero vecchio. Un uomo alto e ben vestito – probabilmente un uomo d’affari – gli si avvicinò lentamente. Indossava un completo nero e un cilindro e dall’aspetto non si capiva se fosse in Parlamento, un becchino, uno della City o più semplicemente un uomo molto elegante. Certo è che dai vestiti che portava si poteva dedurre che fosse particolarmente ricco. Quando gli fu di fronte si accorse della presenza del ragazzo ma non lo considerò nemmeno. I suoi occhi erano fissi su quel mendicante. Lo guardava dall’alto in basso, lo scrutava, lo studiava attentamente. Il piccolo David nel frattempo si era allontanato per far spazio a quell’uomo misterioso. Non sapeva da dove venisse e tantomeno chi fosse ed essendo da solo non avrebbe potuto contare sull’aiuto di nessuno nel caso gli fosse capitato qualcosa di spiacevole per colpa di quell’uomo. Poi, improvvisamente, lo sguardo di quell’uomo si fece crudele e si rivolse verso quel bicchiere delle offerte completamente vuoto e senza un briciolo di pietà, sotto gli occhi indifferenti di tutti ma sotto quelli attenti del piccolo David, ci sputò dentro! Avrei tanto voluto che in quel momento Dio avesse fatto scendere il suo Agnello e che esso guardasse dritto negli occhi quell’uomo con lo stesso sguardo con cui scacciò il demonio da quell’assatanato solo alzando la mano e ponendogliela sulla fronte liberandolo dal Male. Ma mi pare scontato dire che ciò non sarebbe mai potuto accadere in quanto il nostro Salvatore si era fatto uomo in un tempo non molto recente e non si sarebbe incarnato un’altra volta per redimere un solo peccatore. Sicuramente l’avrebbe fatto in un altro modo e in un’altra forma. Il piccolo David guardava inorridito quella scena ed era rimasto profondamente e negativamente colpito da quell’orribile gesto e ancor di più da quel miserabile e ripugnante essere umano che, una volta rivolto un ultimo e beffardo sguardo a quel povero uomo, si allontanò con un ghigno sul volto. Che Dio lo perdoni! E che abbia Misericordia di quel povero vecchio che non fece nulla se non perseguire con il suo incessante lamento. E che lo stesso possa fare con il piccolo David che, volendo riparare a quel gesto crudele e imperdonabile, fece per tirare fuori dai tasconi della sua grande giacca qualche penny. Ma quei pochi denari che possedeva non sarebbero mai bastati a quel povero mendicante che probabilmente li avrebbe rifiutati se solo ne avesse avuto la forza, data la scarsità della cifra. Ce ne volevano molti di più per rimettere in salute quel povero uomo la cui vita stava disperatamente attendendo che qualcuno si occupasse di lui. Ma all’apparenza e nelle condizioni in cui era non avrebbe mai commesso un simile gesto nei confronti di chiunque si sarebbe preso cura di lui, anche se con poco. In molti casi la povertà insegna il rispetto verso le buone azioni e il denaro anche se in somme non considerevoli. E che lo possa perdonare dal momento in cui ritrasse quella mano dalla tasca dove erano riposti quei pochi ma preziosi denari. Una riflessione bloccò quel meraviglioso gesto di altruismo. Rifletté sul fatto che quei penny, anche se pochi, li avrebbe potuti impiegare per portare qualcosa al suo povero focolare. Mai battaglia più ardua e sofferta poteva albergare nella mente e nel cuore di un uomo. Da una parte l’attraente volontà di fare del bene e dall’altra i problemi economici derivati dalla povertà in cui vivevano lui e la sua famiglia e alla quale lui voleva disperatamente ribellarsi per poter così essere finalmente libero da quell’insopportabile condizione di vita. E in più la vista di quell’uomo così malato e solo nella sua disperazione lo intristiva ancora di più. Non riusciva a sopportare quell’incessante lamento che riempiva di un’angoscia devastante quell’aria festosa. Era come se più quei gemiti strazianti si facevano sentire e più lui ne rifiutava il dolore interiore come accadde a quel celeberrimo eroe greco all’udire l’ammaliante e al contempo sadico canto delle sirene. Con l’unica differenza che quello era tutt’altro che un canto piacevole e armonioso ma nient’altro che delle strazianti grida di dolore. E piacevole si fa per dire dal momento che all’udire quel canto i suoi compagni andarono incontro alla morte gettandosi in mare e andando verso quelle arpie travestite da dee meravigliose. Ma il piccolo David non era certo quell’eroe che riuscì a sopravvivere legandosi all’albero della nave e sforzandosi di non udire quella melodia per evitare la stessa sorte dei suoi compagni. Non sarebbe mai stato capace di chiudere l’orecchio per risparmiarsi egoisticamente il dolore come probabilmente avrebbero fatto la maggior parte degli individui che gli scorrevano alle spalle, indifferenti verso quella situazione drammatica. Quanto avrebbe voluto essere libero di ascoltare quel dolore e quanto avrebbe voluto ribellarsi dentro di sé a quel senso di impotenza che non solo gli impediva di donare ma anche di sopportare e soprattutto amare quella sofferenza. Ma anche se avesse avuto il coraggio e la spinta per farlo sarebbe probabilmente passato agli occhi di chi lo guardava – semmai ce ne fosse stato uno – come una mosca bianca e avrebbe ritirato la mano allontanandosi subito preso dal senso della vergogna anche se, quando i propositi di un uomo sono buoni, il senso della vergogna è pressoché inutile. E così, immerso in questo intricato labirinto di pensieri dal quale sembrava non ci fosse via d’uscita, si allontanò dal mendicante come un bambino costretto a separarsi dalla propria madre e cominciò a ripercorrere la strada di casa. Il tragitto fu più veloce del previsto e parve interminabile dal momento che nella testa del piccolo David rimbombavano tutta una serie di domande senza fine: avrebbe più rivisto quell'uomo, il quale stava aspettando che qualcuno si prendesse carico di lui? Sarebbe mai stato in grado di donare quei pochi denari che aveva senza poi doversene pentire? E soprattutto, sarebbe mai stato in grado di mettersi in ascolto di quello strazio insopportabile all’orecchio e al cuore dal momento che per accettare il dolore altrui serve una grande forza d’animo? Nel mentre, immerso in queste domande alle quali sembrava che nessuno avesse mai potuto trovare una qualsiasi risposta, arrivò davanti casa e aprì la porta. Era una dimora estremamente umile per quanto il salario di uno spazzacamino si potesse permettere e credetemi esso era veramente misero in quanto di sette scellini la settimana, sufficienti a malapena per il mantenimento di un singolo individuo: una modesta sala da pranzo illuminata solo da quattro flebili candele, due sulla tavola e due sopra il focolare, e dal camino, il quale già accoglieva un ardente fuoco, non sufficiente al rigido freddo invernale. Quella sala costituiva la maggior parte di quella spoglia dimora: oltre a essa vi erano solamente due stanze, una per il piccolo David e sua sorella e l’altra per i due consorti. Quel grande salotto era decorato solamente da un piccolo alberello di Natale, situato dall’altra parte di quella grande camera, che non sarà stato più alto di un ragazzino di normale statura, da una corona natalizia ornata con bacche di agrifoglio sopra il focolare già acceso e da un tavolo già imbandito per il pranzo: un enorme tacchino, una immensa tazza di punch, un meraviglioso pudding e frutta secca di buon auspicio riempivano di abbondanza quell’umile ambiente. Probabilmente il povero padre, instancabile lavoratore, aveva speso tutto quel che aveva per far avere alla sua famiglia un pasto decente per quei giorni di festa, anche se quel giorno non lo era ancora per nessuno se non per i benestanti che possono sempre permettersi di festeggiare qualche giorno in più. Ma lungi da me creare motivi di astio nei confronti di chi, se onestamente, può concedersi tale lusso. La madre, che aveva cucinato per tutta la mattina quel ben di Dio, lo aspettava infreddolita seduta accanto a quel ricco banchetto dalla parte del camino. Indossava un maglione sciallato, il quale sembrava fosse stato cucito con delle toppe di vari colori non molto vivaci, che le andava a coprire le ginocchia e delle lunghe calze infilate dentro delle scarpette, le quali andavano scomparendo sotto il vestito. Sulla testa portava un foulard rosso scuro legato sotto il mento, il quale ornava deliziosamente i bruni capelli legati dietro il capo mentre il volto era quello di una donna di mezz’età scavato dalle preoccupazioni ma pur sempre gentile. “Mamma, mamma” esclamò allegro e trepidante il piccolo David “dovresti vedere le strade là fuori! Sembra che il Mondo non abbia mai conosciuto periodo più bello e gioioso. Dovrebbe essere sempre così in ogni luogo e in ogni tempo e non solo una volta l’anno!” “Dai, sbrigati, che il tacchino é pronto” disse la signora Elizabeth noncurante di quello che il figlio stava dicendo. D’altra parte come dargli torto: su quella povera donna gravavano molte delle preoccupazioni della famiglia e non vi era di certo tempo o spazio per l’allegria e il buonumore. Non era senza dubbio nelle condizioni di festeggiare infreddolita com’era e le parole gli uscivano con una difficoltà tale che fu un vero miracolo se non cominciò a balbettare. “Sta per arrivare tua sorella Carol con tuo padre” continuò lei. Carol era una bambina tra le più deliziose che questo mondo, o perlomeno Londra, avesse mai conosciuto. Aveva un viso paffuto con delle guancie arrossate e dei lucenti boccoli d’oro per capelli che gli ricadevano quasi fin sulle spalle. Indossava anche lei una grande giacca marrone che le andava a coprire le ginocchia e degli stivaletti con delle calze bianche scolorite dalla normale usura del tempo che le andavano a coprire le gambe inferiori. Il signor Benjamin era un buon uomo ma estremamente severo e duro a causa della povertà e della fatica derivata dal suo terribile lavoro e ben si sa come a volte la vita indurisca anche gli uomini più buoni e gentili. Lavorava tutto il giorno passando da un tetto all’altro, da un camino all’altro di quella città che sembrava si fosse dimenticata delle classi sociali meno abbienti, le quali dovevano fare il doppio degli sforzi per poter mantenere la famiglia, nel caso ne avessero avuta una. Quella di Ben ne era un esempio. Non potevano permettersi nessun tipo di lusso se non quello di festeggiare il Natale, se così si può definire. Quel giorno era stato uno strappo alle regole: il padre si era preso mezza giornata libera per portare la figlia Carol in giro per la città e per godersi la compagnia dei figli dato che a casa era poco presente. Il piccolo David non era andato con loro. Quella mattina era uscito prima del solito proprio per respirare quell’aria di amore fraterno e per ordinare quel tacchino che di lì a poco avrebbero consumato tutti insieme. I figli, o perlomeno lui, avevano imparato a cavarsela da soli e a frequentare i più disparati ambienti non senza un po di timore, dalle botteghe fino alle strade più anguste e sconosciute dato che il padre era occupato al sostentamento economico della famiglia e la madre era sempre in casa per le faccende domestiche e aveva gran poco tempo per uscire. Era una donna davvero adorabile e comprensiva nonostante le preoccupazioni che la premevano soprattutto nei confronti del marito, date le fatiche a cui era sottoposto giornalmente senza mai riposo né pace. Lui e la figlia entrarono in casa. “Buongiorno padre” disse il piccolo David al padre appena entrato “e buon Natale!” “Che Natale é mai questo?” chiese il padre togliendosi il cappotto nero e appoggiandolo alla gruccetta dietro la porta insieme alla spazzola. Quella domanda non era tanto indirizzata al figlio ma più che altro a Dio dal momento che non riusciva a comprendere il perché della sua dura e massacrante vita. “Perché mai lo dite?” chiese il fanciullo stupito da quella domanda. “Che Natale é da quando nessuno si occupa più degli ultimi?” chiese Ben sempre rivolgendosi sia al figlio che a Dio e riferendosi chiaramente a chi stava più in alto di loro. E non si riferiva solamente ai politici, molto spesso uomini a cui il Signore aveva affidato il compito di amministrare il Mondo e il popolo e che molto spesso abusavano e facevano un cattivo uso del proprio dono e quindi potere, ma anche alla gente comune che, proprio per un principio di fratellanza e in assenza di qualsiasi aiuto degli uomini appena citati, avrebbero dovuto tendersi la mano a vicenda soprattutto verso gli indigenti e i bisognosi. Avrebbe tanto avuto bisogno di qualcuno o qualcosa che lo aiutasse a sostenere sé stesso e la sua famiglia. Tutto il peso gravava sulle sue spalle. “E’ mai possibile che un uomo debba lavorare anche nel giorno più sacro dell’anno e perdipiù anche nel periodo che lo precede?” si chiese con rabbia e saggezza mentre si sederono a quell’umile tavola in legno di fianco al camino. A differenza delle altre famiglie, Ben non si sedette a capotavola – come un capofamiglia sarebbe stato solito fare – ma insieme a sua moglie da un lato e i suoi figli dall’altro. Padre, madre, figlio e figlia erano felicemente seduti a quel ricco ma umile banchetto in comunione tra loro. Prima di cominciare a consumare quel lauto pasto intonarono un canto di Natale in segno di ringraziamento per quel cibo guadagnato con così tanto sudore. Al padre toccò l’onore di tagliare quel meraviglioso animale. Era proprio un bell’esemplare quello. Fuori aveva un colore acceso, paragonabile a quello di un tizzone ardente e si presumeva che fosse lo stesso anche all’interno. Quell’anno, invece della solita e più economica oca, il signor Ben aveva optato per quel ricco pennuto per far passare almeno una volta alla famiglia un degno Natale; anche se lo consumarono due giorni prima per ovvi motivi che non ritengo di dover spiegare. “Eccellente questo tacchino” disse il padre gustando con educazione quel magro ma nutriente volatile. “Grazie caro” disse la signora Elizabeth arrossendo, lusingata da quel complimento dal momento che l’aveva cucinato lei “é andato a prenderlo David stamane, era l’ultimo rimasto” continuò lei mentre i figli consumavano umilmente e in silenzio il pranzo. “Complimenti cara” replicò il signor Ben “é cotto alla perfezione” concluse gentilmente e con tono critico. Quel tacchino era quasi crudo, perlomeno all’interno. Ma anche se tutti i commensali se ne fossero accorti – ammesso che fosse accaduto – il signor Ben non lo fece notare. Era un uomo troppo rispettoso e attento a non nuocere il prossimo anche se, come ho già detto in precedenza, si era indurito come il magma che lentamente, col tempo e a contatto con il mondo esterno, si solidifica, per spezzare il cuore alle persone che amava di più e soprattutto a sua moglie che lo aveva cucinato con tanta cura e devozione, sicuramente facendo del suo meglio. “Delizioso questo punch” aggiunse il padre sorseggiando, tra un boccone e l’altro, quella profumata bevanda al mandarino. “Sono lieta che sia di tuo gradimento” disse la moglie compiaciuta tutto sommato del pranzo che aveva preparato. “E squisito questo pudding” disse Carol degustando un pò di quel sontuoso dolce. La signora Elizabeth si sentiva grata del fatto che, nonostante tutto, avesse preparato un pasto degno di quelle feste. E i complimenti erano veri. Tutti avevano gradito l’impegno e lo sforzo di quella donna soddisfatta e compiaciuta del risultato. Mangiarono ognuno un pò di quella frutta secca quali noci, uvetta e prugne secche per celebrare il nuovo anno venturo e la venuta del Signore in segno di povertà. “Dovrebbe essere così tutti i giorni” disse tristemente ma con speranza la signora Elizabeth una volta terminato il pasto. “Avete proprio ragione cara madre” disse Carol “che Natale sarebbe senza l’Abbondanza e i nostri cari?” “Che Natale é senza denari?” chiese polemico il padre rivolgendo quella domanda sempre ai soliti interlocutori. Ben era un uomo che credeva molto in Dio e nella Sua Provvidenza e si domandava il perché di quella vita che era costretto a fare. Nel corso degli anni aveva perso quella Fede che lo contraddistingueva dagli altri uomini in quanto nessuno e dico nessuno fra i mortali era più sicuro che esistesse qualcuno che vegliasse sul Mondo e sull’umanità. “Il Natale non é solo una festa dove ci si scambiano doni che si possono comprare ma anche un periodo di gioia, di Speranza e di Amore” disse Carol tentando con la sua minuscola voce e le sue pure parole di tirare su il morale del povero padre e di farlo ravvedere attraverso le stesse. “Speranza e Amore verso questo mondo di egoismo e di guerre.” E si sa di come una porti all’altra e di quanto sia disastroso il risultato su larga scala. Carol non era una bambina capace di grandi discorsi ma quelle parole che sbucavano timidamente ma con decisione fuori da quelle minuscole labbra provenivano dalla sua purezza d’animo. “Gioia, Speranza” continuò Ben “che senso hanno quando non si ha di che vivere?” “L’Uomo non vive di solo pane” disse profeticamente la madre usando le parole di nostro Signore, la quale era rimasta in disparte per un pò. “E l’Uomo non vive di sole speranze” rispose lui plasmando le parole della moglie, a sua volta prese dal Figlio dell’Uomo, a suo piacimento. Il piccolo David non proferiva parola. Non aveva niente da dire o da rispondere dal momento che in lui vi era una battaglia interiore che era durata silenziosamente per tutto quel controverso pranzo, della quale non serve che ne spieghi il contenuto in quanto la domanda era sempre la medesima: la generosità a scapito della povertà o l’egoismo e quindi il risparmio a favore della stessa? E soprattutto l’ascolto a scapito del proprio benessere o l’indifferenza a favore di quest’ultimo? Il piccolo David era intrappolato in questo enorme dilemma amletico che gli impediva in qualsiasi modo di potersi occupare di quel mendicante. A differenza del primo, che avrebbe richiesto del denaro e delle risorse economiche di cui né lui né la sua famiglia disponeva, il secondo risultava molto più economico ma richiedeva un enorme predisposizione d’animo al dolore altrui, cosa che lui non possedeva. Non capiva come riuscisse, chiunque prestasse il suo orecchio ma ancor prima il suo cuore al più bisognoso, a sopportare il dolore del prossimo, soprattutto se era paragonabile a quello straziante di quel povero vecchio. A dispetto del padre, credeva, come sua madre, che le cose un giorno sarebbero cambiate per loro ma, ironia della sorte, non per lui e il tormento che si portava dietro, in quanto questo era troppo grande perché qualcuno avesse mai potuto trovarne la risposta e nessuno a quel tavolo sarebbe mai stato abbastanza saggio da poter porre fine a un tale quesito. Il piccolo David tentò, per così dire, l’impresa rivolgendosi al padre dal momento che il destino e il peso della famiglia gravava tutto su di lui. “Sapete padre” esordì con un certo coraggio “ho visto un mendicante stamani lungo la strada” continuò, addentrandosi in quello che sapeva che probabilmente sarebbe stato un arduo argomento. “Avrei tanto voluto aiutarlo, avevo qualche penny con me in tasca.” Per un istante, all’udire quelle parole, temette che il padre tirasse un colpo. E non ci sarebbe stato di che meravigliarsi dal momento che il figlio di uno spazzacamino aveva appena dichiarato all’intera famiglia – e perdipiù povera – l’intenzione di spendere quei pochi denari che aveva in tasca non per un venditore, un bottegaio o per qualsiasi bene primario che potesse servire a quel povero focolare ma bensì per donarli a un qualsiasi mendicante di quelle affollate strade ma pur sempre povere dal momento che il loro numero stava crescendo spaventosamente. In quel periodo, in quella caotica città, si contavano più poveri che gente comune che andasse in giro per acquistare doni da mettere sotto l’albero. “Non dirai sul serio” disse il padre augurandosi di aver capito o ascoltato male. “Perché no?” chiese il piccolo David “in fondo é questo lo spirito del Natale, donare a chi ne ha più bisogno. Non credete?” chiese timoroso ma sicuro delle proprie parole. “Credo che quei penny sarebbero più utili a noi che a quel mendicante” disse il padre con triste egoismo non derivato dalla cattiveria ma da un comprensibile senso di economia familiare. “Non lo pensate di certo!” disse l’altro, stupefatto delle sue parole. Qualunque uomo, di qualunque famiglia – ammesso che ne abbia una – che abbia un tetto sotto cui riposarsi e cibo e un letto con cui ristorarsi non può avere più bisogno di un povero vecchio mendicante malato senza cure, senza una casa, né vitto né alloggio e senza perdipiù qualcuno che gli voglia bene e che si prenda cura di lui. E questo il signor Ben in cuor suo lo sapeva bene. Il padre di lui aveva vissuto nella miseria più assoluta ed era riuscito a malapena a mantenere la sua famiglia e il piccolo Ben all’epoca. “E quindi?” riprese Ben tagliando quel discorso che pareva fosse arrivato a un vicolo cieco “se ne vedono molti in giro, non mi sorprende che ce ne siano ancora” disse con una certa indifferenza. “E comunque” riprese il padre “anche se avessimo il becco di un quattrino da utilizzare per lui, perché mai dovremmo farlo? A noi non ce ne verrebbe niente se non la perdita di qualche soldo” concluse egoisticamente. Effettivamente, se si guardano in faccia gli affari abbandonando il triste volto della povertà, il discorso non faceva una piega. Che cosa ci avrebbero guadagnato nel donare quei pochi denari che avevano o, per meglio dire, che il piccolo David possedeva, a un povero vecchio malato, il quale sicuramente non gli avrebbe restituito niente in cambio se non la sua immensa gratitudine e gioia. E si sa di quanto giovamento si possa trovare nella gioia come forma di ricompensa per le buone azioni e come non esista nient’altro di più gratificante nel sorriso di un uomo nell’alleggerirne il suo fardello. “Non c’é niente di perso quando si dona con altruismo e generosità” disse saggiamente il piccolo David. Il padre non rispose e d’altro canto non poteva di certo impedirgli, nonostante le condizioni familiari, di spendere quei pochi penny che aveva in tasca come lui avrebbe voluto. Così si concluse quel contraddittorio familiare o, per meglio dire, tra padre e figlio dato che la signora Elizabeth e Carol ne erano state tagliate fuori involontariamente. Ognuno tornò alle sue faccende: il padre si alzò da tavola, prese la spazzola, il cappotto e il berretto, entrambi neri, e tornò, lasciatemelo dire, al suo sporco lavoro – non nel senso di disonesto – senza salutare nessuno. Quell’impervio e controverso dialogo avevva ammutolito tutti quanti e ancor di più la signora Elizabeth la quale, divisa tra il bene che provava per il marito e le sue dure ma vere parole, tornò ai suoi lavori domestici mentre il piccolo David e sua sorella rimasero seduti a quel tavolo già vuoto e sparecchiato dalla madre. Ora so che qualcuno di voi potrebbe pensare che nel periodo di Natale la tradizione dice che si dovrebbe stare uniti, soprattutto se di mezzo ci si mettono le regole del buon costume ma molto spesso nella vita ci sono delle impellenze e degli oneri derivati da difficili circostanze come quelle del signor Ben, al quale molte volte capitava che si alzasse da tavola e se ne andasse a lavorare senza aspettare che il resto della famiglia avesse finito di mangiare oppure che se ne andasse subito dopo senza poter trascorrere del tempo al suo focolare. La povertà lo richiamava al suo dovere e non c’era tempo di riposo per quella povera anima. La moglie, al contrario, era sempre intenta a pulire casa, già povera com’era, per mantenerla in uno stato che fosse minimamente accogliente nel caso qualche ospite avesse mai varcato la soglia di quella porta. “Non sai cos’ho visto là fuori!” disse Carol al fratello con quell’entusiasmo tipico della fanciullezza “bancarelle, carrozze trainate da bianchi cavalli in mezzo alla neve, gente che intonava gioiosi canti di Natale, botteghe addobbate con magnifiche corone di agrifoglio e finestre illuminate di quell’Amore che proviamo gli uni per gli altri, proprio come noi!” Il piccolo David ascoltava con ammirazione quelle parole come se quelle stesse cose che anche lui aveva visto per quelle strade gli venissero raccontate per la prima volta. Ma la mente e il cuore erano altrove e non di certo rivolti verso le parole della sorella. Carol se ne accorse subito e gli chiese che cosa lo turbasse così tanto. “Quel mendicante” disse lui con lo sguardo chino verso il tavolo e con voce triste “come vorrei alleviare il suo dolore. E se non riuscirò a farlo io, spero che qualcun altro lo farà al mio posto.” La sorella non disse niente. D’altronde come avrebbe potuto aiutarlo? La situazione in cui si trovava lui e la sua famiglia era troppo complicata perché potesse dire qualcosa o dare una qualsiasi soluzione. “Che Dio lo benedica” disse il piccolo David pensando a quel povero vecchio e al suo immenso dolore. “Che Dio benedica gli Ultimi” aggiunse Carol provando anch’essa compassione per quell’uomo di cui si era tanto parlato. Quindi si alzarono dal tavolo e mentre la sorella rimase a casa con la madre, il piccolo David si diresse verso quella porta che dava su quella sala dove quel piccolo focolare si era riunito e senza mettersi il cappotto, dato che né lui né la sorella l’avevano mai tolto dal momento che in quella casa vi era così freddo da battere i denti, uscì di casa salutandole entrambi. Le strade si facevano sempre più gioiose e travolgenti al passare delle ore in attesa di quel giorno che ormai era prossimo ad arrivare e il piccolo David le calcava immerso in quegli interrogativi che lo avevano accompagnato per tutto il pranzo. Camminava per una di quelle vie illuminate quando rivide quel povero vecchio sempre inginocchiato a terra e con il solito e insopportabile lamento straziante. E queste mie parole non vogliono avere il senso di qualcosa di fastidioso. Lungi da me e da questo racconto in futura memoria dei miei lettori – ammesso che ce ne siano –. Così si preparò ad estrarre quei pochi penny che aveva in tasca quando fu fermato da una voce. Una voce che si rivolgeva a quel povero vecchio. “Guardate quest’uomo!” disse uno dei tanti che passava di lì e che alla sua altezza gli si parò davanti e del quale non verrà né attribuito né un nome né alcuna descrizione. “Non può patire in quiete?” Quelle parole, all’apparenza dal significato gentile, ne nascondevano uno terrificante. Quell’uomo, chiunque fosse, aveva appena chiesto cinicamente ma al tempo stesso con un’inquietante cortesia se quel povero uomo solo e malato avrebbe potuto tenersi quell’angosciante lamento per sé. E non lo diceva di certo perché provasse troppo dolore per quel vecchio – come il piccolo David – ma piuttosto perché egli molestava la sua “pace interiore.” “Non ha niente costui che non vada” affondò la lama quell’essere meschino e spietato volendo dimostrare perdipiù che quel mendicante godeva di ottima salute. Chi era quell’uomo? E da dove veniva per permettersi una tale superbia? Lo ripeto, meglio non curarsene. Vedendo che nessuno dei passanti considerava né lui né le sue orribili parole, quell’uomo si allontanò senza aggiungere nient’altro. Meglio così. Alcuni individui, a questo mondo, é bene che tacciano per sempre. Il piccolo David nel frattempo se n’era rimasto lì, dall’altro lato della strada, a guardare pietrificato e inorridito quella scena e deciso questa volta più che mai a rimediare. Fece per prendere i consueti penny dal tascone destro della sua giacca quando qualcosa lo bloccò nuovamente. E non erano i soliti tormenti che si portava dentro, benché se li portasse ancora appresso senza che si fossero alleggeriti, ma il lamento di un altro mendicante! Com’era possibile che si fossero sdoppiati? Ma all’improvviso eccone uno in più, e un altro e un altro ancora e uno ancora dopo ognuno con il suo gemito disperato, come dei fantasmi vaganti per la città. E si sa che a volte, nell’immaginario collettivo, i fantasmi hanno la particolarità di emettere gemiti spaventosi che possono disturbare l’orecchio di chiunque, anche del più forte di spirito. Quelle ombre comparivano a vista d’occhio. Il piccolo David, impaurito e profondamente disturbato da quei lamenti strazianti, cominciò a correre in mezzo alla strada, come se tutti gli altri passanti fossero improvvisamente svaniti nel nulla e la strada si fosse riempita di quelli innumerevoli spettri. Ma più correva per allontanarsi e più quelle ombre si moltiplicavano attorno a lui e sembrava volessero afferrarlo in segno di disperazione allungando le braccia consumate dalla fame fin quando, svoltato un’angolo e giunto su un’altra di quelle numerose strade, quei fantasmi svanirono nel nulla. Inutile dire che il piccolo David era rimasto spaventato e sconvolto da quella angosciante visione, la quale, probabilmente, era stata il frutto del suo tormento. Proseguì per quelle vie luminose senza accorgersi dell’ambiente circostante. Povero David! Non era di certo abituato a cose del genere, soprattutto se si trattava di apparizioni di fantasmi. Né le luci delle botteghe, né l’euforia della gente e né la contagiosa energia dei venditori sarebbero riusciti a rianimarlo. All’improvviso, da uno di quei tetti innevati, si affacciò un ragazzo – più o meno della sua stessa età –, il quale gentilmente, vedendolo avanzare da solo per quella strada, lo invitò ad unirsi a lui e al suo gruppetto per una battaglia a palle di neve. Mai invito fu più cortese e inaspettato. Il piccolo David rifiutò cortesemente. Non era affatto nello spirito di mettersi a giocare o di divertirsi in quanto dentro di sé regnava l’Inferno della Battaglia Interiore e si sa quanto questa sia dura e dolorosa e impedisca qualsiasi forma di svago, divertimento e soprattutto di Libertà. Niente era più importante per lui di quel povero vecchio e non si sarebbe unito a quella meravigliosa battaglia innevata nemmeno se quel fanciullo gli avesse dato mezza corona. Passò quindi l’intero pomeriggio e l’intera serata in giro per quella città ora illuminata solo dai lampioni decorati ognuno con corone natalizie. Le botteghe avevano chiuso i battenti da un bel pò e i venditori se n’erano andati e ora l’unica fonte di luce era ormai rappresentata da quelle alte lanterne a gas. Era diretto verso casa poiché preoccupato del fatto che la famiglia, in particolar modo la madre, nonlo avesse visto tornare per cena. Era mezzanotte. Si trovava sulla strada del ritorno quando raggiunse un piccolo spiazzo illuminato solamente da un lampione decorato anch’esso con una corona di Natale. Ora, è importante dire che quello spiazzo era semideserto e quasi buio – e ciò lo rendeva decisamente cupo e inquietante – e quel lampione non aveva nulla di particolare se non che era una semplice torcia addobbata altrimenti quello che sta per succedere non avrà nulla di miracoloso. Si fermò per riposarsi a ridosso di esso, nell’unico spazio in cui vi era un pò di luce e attirato dal normale chiarore che questo emanava, cominciò a fissarlo in quanto semplicemente non vi era altra fonte di illuminazione. Improvvisamente, dentro quella lanterna uno strano bagliore cominciò a prendere vita. Non era più una luce normale provocata dalla combustione di gas e ossigeno ma qualcosa di vivo, di soprannaturale, di sconosciuto. Quella strana entità – o qualunque cosa fosse – emanava un’energia tale che illuminò tutto l’ambiente circostante. Ora quello strano chiarore brillava di luce propria. Chi o che cosa regnava lì dentro? Lui guardava quella luce con ammirazione ma al tempo stesso con timore, rapito da un’qualcosa che cominciò a parlargli. “Chi siete?” chiese intimorito il piccolo David. “Tu mi conosci” disse per la prima volta quell’essere sconosciuto “sono la Luce degli uomini, la Coscienza delle menti, lo Spirito di queste feste.” Il piccolo David rabbrividì capendo di trovarsi al cospetto di un entità superiore. Ma chi glielo diceva che quello non fosse uno spirito maligno o, ancor peggio, qualcosa che si fingeva benigno ma che l’avrebbe condotto verso le Tenebre? “Provatelo” disse impaurito, temendo la reazione dello Spirito. E ben sappiamo quanto imprudente e pericoloso sia sfidare e contrariare qualcosa di sconosciuto, qualunque cosa possa essere. Ma con sua grande sorpresa, improvvisamente, da quella lanterna partì un accecante cono di Luce che squarciò l’oscurità, fino ad illuminare un remoto e buio angolo di quella strada ormai deserta. In quel vi era un uomo solo, infreddolito e inginocchiato a terra. Il piccolo David lo riconobbe subito: era quel mendicante! Com’era possibile che si trovasse proprio lì e in quel momento, illuminato da quel folgorante faro emanato da quello Spirito? Nessuno mai, nemmeno il più saggio, sarà in grado di sviscerare e svelare tale mistero. L’unica cosa certa è che lui ne rimase profondamente colpito da quella improvvisa e inspiegabile apparizione. Capì subito che quello Spirito volgeva al Bene e che quindi non aveva nessun motivo di temerlo se non in segno di rispetto, in quanto riconosceva che aveva a che fare con un’entità di natura superiore. Fin dall’antichità il Mondo teme e giudica di conseguenza ciò che non conosce e non comprende. Ma non il piccolo e temerario David. Lui non aveva paura di quella Luce poiché in essa e nel suo Spirito riconobbe Dio e se stesso in quanto l’uno è figlio dell’altro e viceversa, poiché inscindibili. “Ora ascoltami” disse solennemente ma gentilmente lo Spirito “vengo in tuo aiuto.” Quello Spirito parlava in modo profetico e aveva la stessa voce gentile e giovane del piccolo David. “Come lo sapete?” chiese stupito, non sapendo come lo Spirito fosse al corrente della sua drammatica situazione. “Ho udito la tua preghiera di dolore” continuò lo Spirito. Ma il piccolo David non aveva mai chiesto aiuto e né tantomeno aveva mai pregato poiché non lo sapeva fare, in quanto nessuno gliel’aveva mai insegnato. Ma la Provvidenza va ben oltre la semplice e dogmatica religiosità della preghiera – anche se sacra e potente – ma, in mancanza di essa, talvolta vi è la Divina Misericordia ad assistere gli uomini. “Conosco bene il tuo tormento” disse lo Spirito. “Come potete?” chiese scettico il piccolo David. “Dubiti forse della mia Onnipotenza?” “Certo che no.” “Dunque perché tu menti?” chiese lo Spirito contrariato, in quanto sapeva che dubitava non solo delle sue parole ma anche della sua esistenza. “Che altre prove vuoi del mio Essere?” chiese gentilmente senza adirarsi contro di lui. “Una prova inconfutabile” disse il piccolo David temendo quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Improvvisamente, da quel flebile ma intenso lume, partì una potente e prodigiosa fiammata, la quale andò scemando un attimo dopo. “Credi in me ora?” chiese lo Spirito, essendosi mostrato nel pieno della sua potenza, maestosità e magnificenza. “Come non potrei?” disse il piccolo David che era rimasto folgorato da quella manifestazione divina. Capì che lo Spirito poteva leggere e vedere dentro di lui e carpirne ogni suo pensiero e stato d’animo e che era, essendo un’entità superiore, di gran lunga più intelligente di qualsiasi uomo che avesse mai varcato la soglia fra questo mondo e l’Altro, fosse scienziato, dottore, astrologo, matematico o sapiente. Eppure il suo modo di esprimersi era estremamente semplice nella forma ma complesso nella sostanza. “Ebbene ditemi, che volete da me?” disse intimorito il piccolo David, al quale, per un misto di paura e disperazione, gli cominciarono a scendere delle lacrime dagli occhi. “Da dove venite?” “Da dove provengo non mi è concesso dirlo” disse fermamente lo Spirito ma sempre con la gentilezza che lo caratterizzava. “Vengo per liberarti dal tuo aggrovigliato fardello.” “Come ci riuscirete?” chiese il piccolo David con la speranza di liberarsi dai pesi che si portava dietro. “Tu dubiti ancora del mio potere” disse lo Spirito bonariamente “una volta che mi avrai ascolotato, sarai libero!” “Quanto è il vostro tempo?” “Infinito” rispose grave e profondo lo Spirito. “Guidatemi dunque” disse disperatamente il fanciullo con gli occhi e il viso pieni di lacrime. “Quindi io ti dico: non temere la tua povertà.” “Come posso se la stessa mi impedisce di alleviare il fardello di un altro uomo?” “Tu sottovaluti il potere della Divina Provvidenza!” disse tuonante lo Spirito. “Non contare i denari che possiedi ma offrili in libertà” lo rassicurò. In quelle parole, anche se poche, vi era la soluzione ai problemi economici del piccolo David e quindi, di conseguenza, forse anche della sua famiglia. O quasi dato che nel suo minuscolo ma grande cuore gravava un altro grande peso. E questo lo Spirito lo sapeva bene. “Qualcos’altro ti turba.” “Niente affatto” rispose l’altro. “Ancor tu menti” disse lo Spirito “non ingannare la Luce che è dentro di te. Io so bene cosa ti porti dentro.” Ora, il piccolo David non avrebbe mai messo alla prova o ingannato lo Spirito ma, temendo di disturbarlo con i suoi problemi, pensò di tenersi i restanti per sé. “Non temermi” disse costui “quegli uomini di buona volontà che sostengono con le loro parole di prestarsi al prossimo e poi nei fatti lo lasciano al proprio destino non fanno parte del mio Essere e mai li ho conosciuti.” Lo Spirito aveva appena rinnegato l’esistenza di tutti coloro che, dicendo di amare il proprio fratello, avevano deciso deliberatamente e senza ragionevoli e giustificabili motivi di non prestargli nessun tipo di aiuto o quantomeno di ascolto. Ma questo non era certo il caso del piccolo David. “Dunque cosa ti turba ancora?” chiese lo Spirito sapendo bene in realtà cosa lo turbasse ma lasciando che a dirlo fosse lui stesso. “Come si può prestare ascolto al proprio prossimo se il suo dolore è più grande del nostro animo?” chiese lui. “E’dunque il tuo dolore così forte da non poterti occupare del prossimo?” disse lo Spirito con tono quasi rimproverante e solenne. Quella domanda scatenò nel piccolo David un profondo senso di colpa, di impotenza e di colpevolezza verso quel mendicante il quale, non essendo più illuminato dalla potente e divina Luce dello Spirito, era svanito nel nulla. “Ascoltami” disse nuovamente “la vera e unica chiave è Colui che fa girare l’Universo.” A quelle parole la mente del piccolo David si spalancò come il Sole che squarcia il cielo e che irrompe con la sua luce dopo la tempesta: l’Amore era la soluzione e la chiave di cui parlava lo Spirito. Niente di più grande e di più semplice come quell’immenso sentimento che Dio inventò agli albori del Mondo e del quale tutti gli innumerevoli scrittori, poeti, filosofi, sapienti e uomini di fede di ogni epoca ne avevano parlato, cercando di sviscerarne tutti i misteri della più grande di tutte le invenzioni che il Creato abbia mai visto. L’Amor che muove il Sole e le altre stelle, così scrisse quel sommo poeta a cui fu concesso di vederne l’essenza. Quella cosa inspiegabile che lega gli esseri umani gli uni con gli altri e senza la quale il Mondo si ridurrebbe solamente a una sfera di fango e acqua senz’anima che gira su se stessa per un banale principio di rotazione intorno agli astri. Quella era la risposta ai suoi tormenti. Non che lui non amasse quel povero vecchio. Al contrario. Lo amava così tanto da non poter udire la sua disperazione ma non si era mai messo nella giusta predisposizione d’animo. Ora, grazie all’intervento e alle sante parole dello Spirito, avrebbe potuto compiere qualsiasi azione benefica a favore di qualunque bisognoso gli fosse capitato davanti. Così lo ringraziò per il suo immenso aiuto e per averlo salvato. “Rammenta quello che ti ho detto e vivi di conseguenza in ogni tempo e in ogni luogo” disse lo Spirito. “Lo farò” rispose il piccolo David con il viso ormai coperto di lacrime non più di disperazione ma di gioia. “Non mi rivedrai mai più, addio.” Detto questo lo Spirito svanì e quel lampione tornò ad essere una semplice lanterna alimentata dal miscuglio di gas e ossigeno e quella poderosa fiamma tornò ad essere un semplice lume dal bagliore naturale. Quello spiazzo ritornò ad essere buio. Un buio talmente profondo e inquietante che il piccolo David dovette incamminarsi velocemente per allontanarsene e raggiungere una qualche strada più illuminata per poi riprendere il cammino verso casa. Era ormai l’Una. Nessuno potrà mai dire o stabilire quanto durò il dialogo con quello Spirito, se un’ora o un minuto. Il tempo si era fermato e non sarà di certo mia intenzione svelarne il mistero che lo circonda. L’unica certezza è che quando raggiunse la porta di casa e la aprì, non trovò nessuno ad attenderlo se non la fioca luce di quelle flebili candele che erano rimaste lì dall’ora di pranzo, la quale cera si stava ormai per consumare del tutto. Tutti stavano dormendo. Un sonno così profondo che nessuno si accorse del suo rientro. Raggiunse così, dopo essersi levato quegli stivali pieni di neve, la sua camera da letto – che condivideva con la sorella –, si mise la sua piccola vestaglia da notte e si sdraiò sotto quelle fredde coperte, ripensando all’incontro con lo Spirito e alle sue parole prima di cadere nelle braccia di Morfeo. L’indomani avrebbe riparato a ciò che non aveva fatto. Il mattino seguente si svegliò presto – non più tardi delle Sette –, scese dal letto, si mise quelle piccole pantofole di lana e raggiunse la sala da pranzo. La madre e la sorella lo aspettavano sedute per il primo pasto. Su quel tavolo vi era quel poco che bastava per riempirsi la pancia: il pudding avanzato del giorno prima e caffè bollente che riempiva con il suo fumo e fragranza quel minuscolo ambiente. Il signor Ben era già uscito qualche ora prima per andare al lavoro e non ebbe nemmeno il tempo o quantomeno il pensiero di fermarsi a colazione per godersi quell’umile abbondanza dal momento che doveva lavorare anche la Vigilia di Natale. Povero uomo. Il piccolo David consumò con una tale velocità e voracità quel pasto che non ebbe nemmeno il tempo di scambiare qualche parola con la madre e con la sorella. Si vestì, si mise il cappotto e uscì di casa con la gioia dell’impazienza di rimediare a quanto non fatto il giorno prima, il tutto sotto gli occhi attoniti della signora Elizabeth e di Carol, le quali non comprendevano il motivo di quel suo improvviso cambiamento e atteggiamento. Cominciò a percorrere, in mezzo a quella calca di gente che riempiva quelle strade sempre più festose e frenetiche, il sentiero che sapeva lo avrebbe condotto da quel mendicante. Ma al suo arrivo, nel medesimo lato della strada e nel medesimo punto dove quel povero vecchio giaceva il giorno prima, non vi trovò nessuno. Né stracci, né coperte e né quella misera cassetta per le offerte. Non vi era rimasto niente di quell’uomo, come se fosse scomparso nel nulla o ancor peggio, come temette il piccolo David, che se ne fosse andato per sempre altrove in cerca di qualche essere misericordioso. Fece per andarsene, con immensa delusione per non poter donare ciò che poteva – fossero quei pochi penny che possedeva o il suo orecchio – quando, voltandosi dall’altra parte della strada, vide insieme ad altri due uomini, ai quali non ritengo di dover dare un nome fittizio o di specificarne la classe sociale e tantomeno i loro costumi in quanto gente comune, un uomo alto e con una lunga barba, tra il grigio e il bianco, che disquisiva con loro di argomenti dei quali era troppo difficile distinguerne le parole ma, a giudicare dalle movenze, dovevano essere discorsi di una certa importanza. Era un uomo in ottima salute, da come si poteva dedurre dal suo aspetto gioviale. Il piccolo David a stento lo riconobbe: era il mendicante! Come poteva essere lui? E semmai lo fosse stato, cosa gli era accaduto? Poco importa per il momento. Gli si avvicinò lentamente sempre di più, con le mani gia pronte a sborsare quei pochi penny che aveva nei suoi grandi e vuoti tasconi, fin quando non gli fu a un metro di distanza. Il vecchio si voltò sentendo di avere qualcuno alle spalle, dato che gli altri due uomini stavano guardando dietro di lui e, con grande sorpresa del piccolo David, anche lui lo riconobbe a sua volta. Come avrebbe potuto non riconoscerlo? Lo aveva visto percorrere assiduamente quella strada per tutto il giorno precedente e quel povero uomo, da sotto le sue vesti, se n’era accorto senza dire niente. Il piccolo David fece per tirare fuori i penny dalla sua tasca ma la mano del vecchio lo fermò. “Che Dio ti benedica figliolo” disse solamente quell’ uomo rifiutando quella minuscola offerta. “Il tuo gesto è nobile” continuò lui. “Cosa mai vi è accaduto?” “Questo che tu vedi ora è opera di un buon uomo pentito.” Si disse che ad aiutarlo fosse stato proprio quell’uomo che aveva osato sputare dentro a quel vuoto bicchiere per le offerte e che, pentendosi e ravvedendosi, aveva fatto lui una donazione di non so quante sterline e dato lui anche alcuni dei suoi vestiti. Ora quel vecchio aveva un aspetto meraviglioso: indossava un lucente cappotto in raso, molto simile a una vestaglia, color rosso fuoco con degli sfavillanti riflessi in oro, dei pantaloni dello stesso colore e delle scarpe anch’esse del medesimo, simili a delle pantofole. Sul capo portava una papalina anch’essa dell’uguale tinta, dalla quale pendevano dei lunghi capelli grigi che andavano quasi ad appoggiarsi sulle spalle. Il tutto, illuminato dalla diurna e potente luce, risplendeva ai raggi del Sole mettendone in risalto quelle vesti rosse e quei riverberi dorati, dando a quell’uomo un aspetto divino. Nella mano destra porgeva, come fosse una fiaccola, una chioma di rami di pino ornati da lucenti bacche di agrifoglio anch’essi risplendenti, alla luce dei raggi del potente e luminoso astro, di quegli abbaglianti riflessi dorati. E che altrettanto meraviglioso colore aveva il suo volto: le guancie tonde e arrossate e quel grosso naso arrossato dal calore – in precedenza gelato dal freddo e dalla malattia – si intonavano alla perfezione con quei vestiti. Non era più malato. La buona volontà di quell’uomo lo aveva fatto guarire. Pace in terra a costoro e ai redenti. In quanto a quel passante che l’aveva deriso e umiliato non se ne seppe più nulla. Si disse che era morto. Ma i necrologi della città non ne diedero molto peso e, nel caso la notizia fosse stata veritiera – non volendo dare troppa voce a dicerie di popolo ma confidando nelle autorità competenti –, nessuno ne seppe più niente e cosa ancor più triste fu che, secondo le testimonianze del prete e dei becchini che lo seppellirono, al suo funerale non si presentò nessuno. Si disse che era deceduto il giorno prima, proprio poco dopo l’incontro con il mendicante. Non si saprà mai se scomparì dalla circolazione, se morì il suo Essere o se passò al Purgatorio per peccato di Superbia o, ancor peggio, nel Pozzo dei Giganti all’Inferno. Ma non è compito mio stabilire la sorte degli uomini su questa terra né tantomeno nell’Aldilà e la mia mente e quindi le mie mani si terranno ben lontane dal farlo. In ogni caso, lo ripeto, non se ne seppe più nulla. E forse questa fu la sua Ricompensa. Ma nonostante tutto la Speranza nella redenzione degli uomini e nella loro scalata dalla Tomba Umana è l’ultima a morire. Ora quel vecchio avrebbe potuto aiutare chiunque, anche – e soprattutto – chi non aveva fatto altrettanto con lui poiché pregare a aiutare i peccatori è fra le più alte – se non la più sublime – ed eccelse ma al contempo umili forme di avvicinamento al Signore. Sterline, penny d’oro e d’argento, corone e ori riempivano ora le tasche di quell’uomo e se, per un caso assolutamente assurdo e impossibile, tutte le persone di qualunque estrazione sociale della città, dai benestanti ai poveri, si fossero ritrovati improvvisamente senza denari sarebbero andati a elemosinarli proprio da lui da tanta ricchezza possedeva addosso. E lui non avrebbe di certo nascosto la mano dal porgerla al più bisognoso, chiunque fosse stato. E tra i tanti comuni plebei scelse proprio la famiglia del piccolo David il quale, con sua grande sorpresa e gioia, accompagnò il vecchio in giro per la città per elargire quell’immensa ricchezza ai più bisognosi e specialmente a tutti gli altri mendicanti di Londra. Chi meglio di lui, che aveva conosciuto la povertà e la fame, avrebbe potuto compiere un gesto simile e così grandioso? Il piccolo David ne fu un altro esempio dal momento che, per la prima volta, donò in completa libertà e in puro spirito di generosità quei pochi penny che aveva in tasca. Lo Spirito lo aveva reso libero. Così libero che gli sembrava di possedere anche lui tale ricchezza nelle sue tasche, sebbene ormai fossero completamente vuote. Era la ricchezza dell’altruismo. Virtù che ben dimostrò quel buon uomo quando, condotto dal piccolo David, varcò la soglia di casa sua. Le mie parole mortali non potranno mai descrivere lo stupore e la meraviglia della signora Elizabeth e di Carol alla vista di quel vecchio accompagnato dal figlio. La madre mandò subito la figlia a chiamare il padre al lavoro, il quale ignorava totalmente ciò che stava accadendo. Inutile dire che quando il signor Ben aprì la porta di casa accompagnato dalla figlia per poco non svenì alla vista di quello sfarzo che quel vecchio portava addosso. La moglie e Carol dovettero farlo sedere per evitare che crollasse a terra. Non aveva mai visto uno spettacolo del genere e si domandava tra sé e sé cosa ci facesse un uomo così ricco – non avendo ancora contemplato le immense ricchezze che esso possedeva nei tasconi della sua vestaglia rossa, le quali sembravano essere sconfinate – in una così povera dimora e perdipiù abitata dalla famiglia di uno spazzacamino. Il piccolo David spiegò quanto accaduto il giorno precedente e la mattina stessa ma non rivelò mai a nessuno il suo incontro con lo Spirito. Lo invitarono a sedersi e, dopo avergli offerto una fumante e calda tazza di punch, quel vecchio mostrò le ricchezze che possedeva addosso, le quali illuminarono quella fioca sala da pranzo e, per ricompensarli della loro umile ma grande ospitalità e gentilezza, offrì loro a sua volta gran parte delle sue infinite ricchezze. E per contraccambiare, la famiglia del piccolo David – o per meglio dire il signor Ben – offrirono lui di unirsi al loro nuovo, ricco e festoso focolare. Il signor Ben non dovette più lavorare né la Vigilia, né a Natale e né fare gli straordinari il resto dell’anno e recuperò, grazie a quella abbondanza che gli era stata donata, il buon umore, la Fede e la felicità di un tempo e da allora tutti vissero sempre nel principio dell’armonia e della generosità. Quanto al piccolo David non incontrò mai più quello Spirito e da quel momento donò sempre in completa libertà e generosità – grazie anche alla sua nuova situazione familiare – e ogni volta che incontrò qualcuno, chiunque fosse stato, povero o ricco, che chiedesse aiuto si mise sempre nella condizione dell’Ascolto Totale e dell’Abnegazione d’Amore. E così, per citare la piccina Carol, che Dio benedica gli Ultimi.

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