ANTONIO CARLINI. Il maestro di Arturo Martini

ANTONIO CARLINI. Il maestro di Arturo Martini

Mostra a cura di Fabrizio Malachi

Antonio Carlini (Treviso, 28 marzo 1859 – 27 luglio 1945) può essere l’emblema di quegli artisti che, pur notevolissimi, debbono fama più alle loro azioni che non alle loro creazioni.
Nonostante sia stato uno scultore finissimo e prolifico, maestro di Arturo Martini, Carlini è noto e celebrato soprattutto per il suo pioneristico impegno nella tutela del patrimonio artistico.
Poco più che ventenne partecipò, nel 1883, assieme a Luigi Bailo, Augusto Serena e a Girolamo Botter, al salvataggio del ciclo ad affresco con le Storie di sant’Orsola di Tomaso da Modena – oggi esposto nel Museo Santa Caterina – che rischiava di andar perduto per sempre con la demolizione della chiesa di Santa Margherita. Ad Antonio Carlini si deve poi l’ampia documentazione dell’urbs picta: i suoi fogli, conservati presso la Biblioteca “Giovanni Comisso” di Treviso, realizzati su commissione del Bailo, ci consentono di conoscere la consistenza, i temi, i colori di molte facciate dipinte della città medioevale e rinascimentale, oggi perduti.
Decisivo fu il suo intervento per la protezione della Loggia dei Cavalieri, un merito talmente grande da aver fatto quasi dimenticare l’originale vocazione d’artista.
Senza sottovalutare questo ruolo di Carlini, la mostra che gli riserva il Museo Bailo dal 10 dicembre 2022 al 26 marzo 2023, a cura di Fabrizio Malachin, si propone di concentrare l’attenzione sullo scultore: un artista completo collocato su posizioni neocanoviane, tuttavia capace di una assoluta originalità creativa.
Ad essere per la prima volta riuniti sono più di 60 busti, altorilievi, medaglie. Esempi di una attività artistica davvero frenetica, che dalla sola scultura si irradiava in campi diversi. Suo, ad esempio, è il progetto del Santuario della Madonna del Monte a San Zenone degli Ezzelini. Suoi molti interventi a tema patriottico, dal monumento-ossario in ricordo dei Dragoni Pontifici a Cornuda, alle lapidi di Mazzini e Cavallotti, a Rovigo, o, ancora ai medaglioni in bronzo di Mazzini e Cavour alla Loggia del Comune, a Conegliano. Ma di lui si ricordano anche importanti interventi di restauro eseguiti in Trentino.
Altra sua passione, la ceramica: per la manifattura “Gregorj” di Treviso, negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, creò numerosi vasi. Celebri quelli decorati con raffigurazioni medievali, celebrati all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911.
“Carlini scultore s’inserisce – afferma il curatore Malachin – nell’ideale storia della scultura veneta (che non è assolutamente solo regionale visti i suoi protagonisti) come anello di congiunzione tra due mondi, Antonio Canova e Arturo Martini, passando per Luigi Borro, che fu maestro del nostro Antonio. Canova – Borro – Carlini – Martini sono così legati da un’ideale filo rosso che ci consente di scoprire l’evoluzione del linguaggio della scultura moderna e a meglio comprendere Martini che sviluppò la sua straordinaria arte innovativa anche come reazione alle regole carliniane”.

Info: www.museicivicitreviso.it

 

 

foto :Antonio Carlini, Busto di fanciulla (Ingenuità?, O mia piciariella?), 1883, terracotta policroma

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