Bruno Gentile: il mito che diviene Leggenda
Lecce: una città molto piccola per un uomo troppo grande!
Da bambina vedevo al mio fianco un gigante, lo guardavo dal basso, lo ammiravo, bello e forte: era mio padre. Un carattere deciso e determinato, pronto anche a rischiare la sua vita per correre in aiuto degli altri, contro i prepotenti che se la prendevano con i deboli.
Egli ha sempre amato l’esercizio fisico e ne ha fatto la sua professione, dalla palestra di cultura fisica al centro di fisioterapia, nel 1976; il corpo, la forza e la perfezione erano elementi fondamentali per lui. D’altronde mi ha sempre spronato a non smettere di migliorarmi e a non “avere limiti”, specialmente psicologici, poiché questi influiscono sulle nostre scelte.
Un uomo che non sapeva cosa fosse la paura, sempre risoluto in ogni sua attività, inevitabilmente un punto di riferimento per i suoi familiari e non solo. La sua immensa generosità e disponibilità lo hanno portato ad aiutare molte persone senza aspettarsi alcunché in cambio.
Il suo aspetto serio e poco propenso all’ilarità poteva inizialmente incutere una sensazione di disagio, ma, approfondire con lui il dialogo e la conoscenza, palesava le sue doti e la sua grande umanità. Ecco perché, in ultima istanza, non si poteva non ammirarlo e soprattutto non apprendere qualcosa dai suoi insegnamenti. Un padre indubbiamente invidiato, ma anche un uomo molto “avanti per i suoi tempi”, sotto molti profili. Oggi fatico ad affermare che egli non ci sia più, per me c’è e ci sarà sempre! Credo che i “veri uomini” come lui, in un certo senso, non muoiano mai.