Riconosco il sibilo del treno
che viaggia steso
nell’aere sovrastante.
Odo
i sobbalzi dei convogli sulle
sinuose e ferrose intervie
schiacciate dal peso greve
delle velocità.
Ogni meriggio
avverto, improvvisi,
i gravi battiti del cuore
che si accavallano coi penosi
trasalimenti dei tracciati.
Percepisco movimenti
subitanei
e poi voci,
che, prima distinte,
si fanno vieppiù
distanti,
come in un sogno.
Rivedo i tempi delle andate,
dei ritorni,
e, senza afferrarli,
quelli degli inconcepibili,
odiosi,
addii.