PRELUDIO DELLA TEMPESTA CHE VIENE

Folla di fronde è tremula

in coro, spaventata,

come uccellini vispi

ad Eolo costernata.

 

Ocra è il tramonto perfido,

un Marte minaccioso,

dietro un signore oscuro

che ha un tono tormentoso.

 

Vento di seta è un piffero,

che sembra che il sereno

guidi lo sciocco a un sogno

di pace, ma è un veleno.

 

Porta di legno cigola,

sorella dell’acuto

ago che sfiora il vetro,

lo sfregio avran compiuto,

 

Unghie su marmo candido!

S’avvolge di mistero

mesto Giove che sembra

dominator straniero.

 

Dove cadranno gli uomini

che si dicevan “grandi”?

Grandi, come la nube!

Oh, uomo, che comandi?

 

Comanderai quest’etere

dal tuo letargo mite,

pianto che guarda inerme

la morte di Afrodite.

 

Tace la casa ermetica,

la nave non è vasta,

l’onda del mar travolge

la casa. Ci sovrasta

 

niente che noi, dimentichi

del suo real potere,

quello che fece l’essere

di case prigioniere.

 

Questa è tempesta e Davide,

un albero in sembianze,

scuote le foglie a eterne,

feroci rimembranze.

Poesia pubblicata all'interno della raccolta "Voci vaganti per l'Italia, per la storia e per il mondo"

comments powered by Disqus