Lupetto

Amore

Attesa I

 

E ora, 

nella casa romita,

un eco lontano si cela,

svanito e perso,

in quelle vuote stanze che accolsero l'allegra festa 

come fugace cometa,

io qui resilio, 

solamente, 

attendendo il Dì venturo.

 

Attesa II

 

Ardue sono le ore e tiranno il mio tempo all'attender di mia dimora l'uscio.

 

Il fuoco e la candela

 

Come la candela che vivo tiene il foco,

codesta tu sei a me,

inesauribile e dolce esser mortale,

come cera che consumasi al tempo,

la qual vivo tiene codesto Amor mio,

com'il sacro Foco del Monte che arde eppur non si consuma,

codesto destino suo è,

mortale e vivo.

 

Perdizione

 

Qualsia cosa che Amor no incontra, mortal e fugace essa è.

 

Fato

 

Fui,in Vita. Ei mi volle.

 

Idolo I

 

Fin nell'Abisso camminai codesto amor,

puro e folle,

come prole ama madre sua,

immensa e cara,

che par non m'abbandona.

 

Idolo II

 

Tu,

mia compagna e nemesi,

la ch'io tanto esacro e amo al tempo,

in tuo esser io immerso,

devoto e ammiro,

mio materno corpo e questo gesto,

il qual portarmi folle non pare,

in questo io vi resto, 

e in su l'Orizzonte ancor mi par di confidare.

 

Solitudine

 

Codesta infermità che impediscemi di scorger de la Vita l'immenso Mar.

 

Il Buon Uomo

 

Buon Uomo non è colui che Saper possiede, bensì colui che Umanità appartiene.

 

Proverbio

 

Come il Figlio, non osar la Donna.

 

Nascita

 

In quel Dì, t'amero ancor di più.

 

Disperazione

 

Andrei in letargo e mi risveglierei in tua presenza.

 

Abbraccio

 

Abbracciare una donna, che cosa meravigliosa,

non ti sembra una cosa preziosa?

Sentirla tra le braccia, stringerla dolcemente,

non è una cosa per tutta la gente.

Molti le stringono e non sentono niente,

come fosse una cosa indifferente.

Ma se ti capita ricordati una cosa:

abbracciare una donna è accarezzare una rosa.

 

Amore

 

Chi può dir cos'è l'Amore?

Sia confusione e poi stupore?

Che sia gioia e poi dolore?

Non si sa com'esso sia.

Ma se lo trovi tuttavia,

ritorna l'allegria.

Ah, se potessimo vivere insieme,

nella gioia e nei dolori, 

condividendo malumori,

la nostra vita rallegrar,

non saremmo mai più soli

a nostra vita il tramontar.

 

Sguardo

 

Com'è bello tutti i dì esser osservati con Amore da l'altra parte del tuo cuore.

 

Gravidanza

 

Ahi, donna, 

quanto fu travagliato il parto che tu ebbi in seno

e 'l figlio del tuo grembo,

di cui tenesti il lembo,

che non senza timor tu amasti.

O figlio, o figlio,

dal ciel venente

e dal grembo tuo, donna,

crescente, dal tuo seno,

di vita avvenente

di cui il tuo prim'uomo si nutrì.

E con cotanto Amor ei ti restituì,

allo scambiar di tuo materno frutto,

al quale diedi tutto,

quel che avevi in anima e corpo.

 

Venere

 

In infermità, brillerai ancor di più.

 

XII Maggio

 

XII Maggio, quel giorno perduto,

di occasioni lontane,

d'amor profano,

di quel giorno di luce lontano.

Sto ancora aspettando

un tuo cenno d'amore,

che par non giungere.

E da quei suoni mi sovvieni tu,

unica bellezza,

il mio cuor inebriato

e il corpo mio non fermo nella sua naturalezza,

ma agitato,

in tua attesa,

il tuo sorriso par che mi consola

e al tramontar de'l Sole arrivò l'ora,

di lasciarti,

così,

con del domani l'inquietudine,

tornai al mio nido di morte e solitudine.

 

A Sara

 

Sara,

i dì che fum'lontani

e ch'io conto ancora,

infiniti,

i luoghi e le persone

che senza ragion ci separarono.

E il tempo parne il motivo,

crudel carceriere,

di questo mio amor che da mia parte aumenta,

in tua presenza,

immobile pensiero il mio che volge a te

e nel tuo viso io m'immedesimo perché mi sovvenga

tua bellezza rara che a mia mente sfugge,

sovente,

in me il tuo ricordo

e il cuor mio sincopato al legger la tua anima

di quel volto gioioso e dolce

di quell'età che par precoce

e la tua voce,

che in mente mia risuona,

sovente come l'eco

nel proferir parola

tu,

divin creatura,

dal ciel venente per placar mia solitudine

che al mattino al mio destar mirando il colle mi sovviene,

ea già desta ai suoi lavori

e le sue api

pien del nettare dei fiori

dolci come il miel ch'ea produce,

la sua presenza,

pie di luce,

ove s'annega 'l pensier mio.

 

A una donna

 

O bianca donna avvenente,

d'amor prorompente,

il tuo corpo

e il tuo candido seno

come sfere pien di vita e del materno frutto,

vereconda creatura,

giovane e quieta,

la tua figura

bianca come la più chiara Luna

nel vuoto guardi,

di grazia s'illumina 'l tuo esser,

solenne e dolce,

il tuo sguardo

ch'io tanto ammiro,

devoto,

come amor di Madre.

Sacro e profano.

 

Madre

 

O madre,

che cotanto tu amasti lo infermo tuo figlio

tra le amorevoli braccia,

immense,

come l'Amor tuo assai devoto 

e in sul tuo sguardo noto,

il vuoto,

e patimento tuo al mirar di prole

e la svanita gioia

la che cotanta bensì gli riserbasti,

inerte,

lo sguardo in volto suo 

e immobile corpo in fluido azzurro immerso,

sospeso,

tra le acque del quieto mar.

Oh, che gioia mi preme!

al mirar di tuo riso,

che beltà ancor nasconde!

e il tuo viso

avvenente e pien di speme tuttavia!

Rimembri,

o donna,

il nascituro tempo?

ove nacque il frutto del tuo grembo e di cotanto desio

e Amor,

lo che tu diedi al primer guardo,

non senza il timor di futuri mali.

E la infinita tua prece,

di materno dolor,

di cui tu porti la divina Croce.

 

Riparo

 

Morirò con l'essenza tua sul mio corpo

e la liquida traccia delle tue dolci labbra sulle mie.

E il mio corpo immerso nel tuo,

com'eterno nido d'Amore

e il tuo ventre come riparo dai mali del Mondo.

I tuoi dolci difetti m'accarezzano il corpo e l'anima.

Morrò in questo tuo accogliente Essere.

 

Tramonto

 

E all'imbrunir la sera

degli infuocati toni il ciel si riempie,

risuona il vespro del vicin paese,

in festa,

e le chiese

e l'eco lontano,

del campanaro.

Silenzio intorno della verde campagna,

non un suono che la quiete squarci,

tutto tace

e le cicale loquaci 

al lor mormorio perpetuo

Natura non risponde,

dei campi le fronde,

muovonsi al vento,

fruscio lontano

e la mia mano ferma in la tua,

tremante,

al percorrer del nido la strada,

a me così cara,

par eterna in tua presenza

e in lo sguardo tuo l'assenza,

dolce e pensante,

a quel ciel mirante,

pien di gioia e speme

il tuo viso

e in sul tuo riso

beltà scorre ridente

e fuggitivi gli occhi tuoi al guardo mio,

maestosa creatura in sul calar del Sole,

minuta e vereconda,

la tua sagoma,

che l'orizzonte mio allontana,

come l'Astro cala il tuo essere,

quinci il tuo ricordo,

come la sera ch'io solingo mirai.

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