Giorgio De Chirico

Giorgio De Chirico
Giorgio De Chirico Mentre era ricoverato all'ospedale militare di Ferrara nel 1917,  conobbe il pittore futurista Carlo Carrà, con cui iniziò il percorso che lo portò a perfezionare i canoni della pittura metafisica: a partire dal 1920 tali teorizzazioni furono divulgate dalle pagine della rivista "Pittura metafisica". Il matrimonio durò pochi mesi, alla fine del 1930 il pittore si innamorò di Isabella Far (1909-1990[23]) che divenne la sua seconda moglie e gli restò accanto fino alla morte. La figura del manichino, presente anche nell'opera "Le muse inquietanti", dell'uomo-automa contemporaneo (Il grande metafisico, 1917), gli fu invece ispirata "dall'uomo senza volto", personaggio di un dramma del fratello Alberto Savinio, pittore e scrittore. Secondo lo studioso Ubaldo Nicola, alcune opere di de Chirico - e in particolare la pittura metafisica di cui egli fu l'iniziatore - sarebbero state stimolate dalle frequenti cefalee, di cui l'artista, proprio come Picasso, notoriamente soffriva, subendo il disturbo dell'aura visiva.[25] De Chirico fu anche incisore e scenografo. Pubblicata nel 1929, anni in cui il classicismo era nell'aria, imposto dal "Ritorno all'ordine" dell'epoca fascista, sostenuto anche da riviste come "La Ronda" e "Valori Plastici". Anche i luoghi erano quelli metafisici tipici dei suoi quadri, che si spostavano naturalmente nella loro innaturalezza (come in un sogno). Tra gli altri scritti si ricordano il romanzo autobiografico Il signor Dudron, il Piccolo trattato di tecnica pittorica, la Commedia dell'arte moderna (scritta con Isabella Far) e l'autobiografia Memorie della mia vita.
 
(foto: [[File:Giorgio De Chirico 1971 Milano, mostra personale di scultura.jpg|Giorgio_De_Chirico_1971_Milano,_mostra_personale_di_scultura]])
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